“Uno squarcio di sereno”;
“finalmente riaffermata la forza del CCNL a fronte di incursioni e invasioni unilaterali da parte del Parlamento”:
questi alcuni dei primi commenti a caldo sulla sequenza contrattuale firmata ieri 17 luglio all’ARAN.
Reso il doveroso omaggio di principio all’autonomia delle parti contrattuali e l’altrettanto rituale omaggio all’autonomia delle scuole, qualche domanda resta:
- ma il tutor tanto aborrito, ed alla fine abolito, era qualcosa che riguardava solo gli insegnanti o, in primo luogo, gli alunni? ed è normale che il diritto all’istruzione dei cittadini venga regolato in una dialettica di parti contrattuali e di interessi privati?
- l’intervento sulla mobilità degli insegnanti – riportata a cadenza annuale – non incide anche sul diritto degli alunni alla continuità didattica? o questa è un valore solo quando giova al personale?
- i contratti d’opera sono stati cancellati: eppure il loro scopo era quello di consentire una risposta flessibile (qualcuno ha detto autonoma?) alla domanda degli utenti. Adesso, in pratica, si potrà solo fare un’estensione delle materie curriculari obbligatorie. Cosa ha questo a che vedere con l’autonomia delle scuole? E con la personalizzazione dell’offerta?
Che poi il Parlamento possa essere definito come “incursore ed invasore unilaterale” in materie che riguardano in primo luogo i cittadini studenti è un’affermazione che suscita qualche brivido: almeno in chi – Costituzione alla mano – era abituato a considerarlo come l’espressione primaria della sovranità popolare e della democrazia. Cioè delle scelte che riguardano tutti.
La scuola è un servizio labour intensive: cioè ad altissima densità di prestazione lavorativa. E’ evidente che, quando si va a riformarne qualche aspetto, si incide in un modo o nell’altro sulle modalità di lavoro degli insegnanti. Basta questo per dire che la scuola non si deve riformare, né ora né mai? O che le uniche riforme – le cui ricadute interessano i cittadini ed il futuro del Paese – sono quelle che non incontrano le resistenze del personale?
Roma, 18 luglio 2006