Di Vittorio Barsotti
La conferenza sulla programmazione della rete scolastica per l’anno 2011-12 della Provincia di Lucca che si è svolta il 28 settembre scorso con la presenza della maggioranza dei dirigenti scolastici lucchesi, ha avuto un carattere deludente e poco concludente.
Delusione, condivisa dai molti colleghi presenti, dettata dalla forte mancanza di una linea politico-programmatica nella relazione dell’assessore provinciale all’Istruzione, Silvano Simonetti.
Imfatti, non si e’ andati oltre la generica richiesta alle scuole di elaborare eventuali nuove proposte di natura didattico-strutturale, ed e’ stata palpabile l’assenza di un qualsiasi accenno ad una concreta politica di razionalizzazione scolastica con l’indicazione di come l’Amministrazione Provinciale intende operare per quei pochi Istituti superiori sottodimensionati (ed anche sovradimensionati) per terminare un’opera avviata a Lucca così bene già nei primi anni 2000.
Un quadro insomma che non poteva che produrrre una diffusa insoddisfazione.
Come se nulla fosse avvenuto, quest’anno sembra che si sia preferito agire ancora in assenza di concrete linee di indirizzo con le conseguenti mancate scelte per realizzare una qualsiasi seria ma reale programmazione della rete scolastica, - ormai da troppo tempo blindata in una sorta di limbo politico - trascurando o (peggio) rimuovendo qualsiasi riflessione sulla novità del riordino della scuola superiore italiana, limitando il tutto all’insegna del “niente si muova, nulla si proponga”.
Si è avuta, quindi, l’impressione che questa cosiddetta riforma della scuola media di secondo grado fosse davvero una realtà avulsa dall’interesse della politica locale, quasi non esistesse o, se proprio ci fosse, allora andrebbe ignorata, quasi dimenticando che ormai le scuole, invece, la stanno già vivendo con l’avvio delle prime classi.
Paradossalmente, questa sorta di riordino, certamente anche troppo esaltato da chi l’ha voluto, finisce per far comodo anche a chi lo ha avversato: i primi perché così risparmiano e dimagriscono la scuola, i secondi perché lo possono addurre come pretesto per giustificare il non fare niente oltre l’ordinaria amministrazione.
La delusione, poi, è stata dettata soprattutto da ragioni di politica scolastica: questa “riforma” potrebbe essere comunque un’occasione per intervenire e agire per il miglioramento complessivo della nostra scuola. Non si tratta, come ha detto l’assessore in quell’occasione, di una semplice riduzione di qualche dirigenza e segreteria dell’attuale assetto scolastico provinciale; la questione è più complessa ed articolata: si tratta piuttosto di sfruttare quest’occasione per stabilizzare al meglio un quadro di riferimento scolastico che non è solo dirigenza, ma che interessa innanzitutto le questioni ancora insolute relative ad una corretta destinazione delle risorse a disposizione: dall’edilizia scolastica, alle infrastrutture connesse alla politica dei trasporti, dalla presenza o meno delle scuole nei centri storici alle scelte più ampie di politica formativa, ecc.
Quindi un’occasione per aprire tavoli di confronto con i Comuni e con gli enti territoriali per una serie di scelte responsabili che soprattutto una consapevole politica di decentramento richiede.
E nel frattempo?
La scuola resta immobile e schiacciata tra un Governo nazionale che a colpi di leggi impone cambiamenti senza nuove risorse e mezzi adeguati ed una government periferica che appare poco attenta alle moderne necessità di una scuola pubblica che realizzi a pieno i propri scopi istituzionali così bene indicati dalla nostra Carta costituzionale.
Questa riforma (brutta o bella che sia) potrebbe essere certamente una buona occasione da cogliere (specie quando ha già esaltato la nostra provincia assegnandole un indirizzo quasi unico come quello del Liceo musicale). Ma essa non può aspettare e va colta subito in modo deciso.
Chissà se ce la farà la politica locale ad accorgersene in tempo.
Vittorio Barsotti
Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi della Provincia di Lucca