a cura di Alessandro Artini e Mario Rusconi
«TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE» (ART. 21, COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA)
Recentemente un Ufficio Scolastico regionale, in ragione dell’emergenza, ha scritto una nota, indirizzata ai presidi, che contiene la seguente affermazione: «(…) nell’eventuale interlocuzione con i mass media da parte della dirigenza è esclusa l’espressione di giudizi di valore sulle determinazioni che l’Amministrazione ha assunto ovvero dovrebbe assumere (…)». Non sappiamo se l’ufficio in questione si riferisca alla nota dicotomia weberiana che distingue i giudizi di fatto da quelli di valore, i primi essendo tipici delle scienze sociali, mentre i secondi, estranei al rigore scientifico, appartengono alla sfera etico-politica-religiosa. Weber, infatti, aborriva coloro che usavano la cattedra universitaria come sede di propaganda politica, confondendo i fatti con le proprie idealità, cioè i valori. Ma tutto questo,forse, non c’entra nulla con la nota, non essendo in gioco l’oggettività della scienza.
Il fatto che, non si distingua tra critiche di carattere razionale e costruttivo,funzionale alla risoluzione di problemi e “ offese “ all’Amministrazione comporta che si faccia «d’ogni erba un fascio».
Come considerare l’intervento dei dirigenti
ospedalieri lombardi che hanno denunciato
l’inadeguatezza del numero di mascherine
a disposizione e la mancanza di tamponi?
Alto tradimento?
Alcuni interventi, anche di critica (non offese),
servono a formare l’opinione pubblica,
creare legittime pressioni sul decisore
politico e trovano conferma nell’art.21
della Costituzione della Repubblica Italiana.
Certamente non sono ammissibili, da parte dei presidi, posizioni di critica aggressiva verso l’Amministrazione, perché ciò lede il dovere di correttezza, che, secondo il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici - DPR 62/2013 («Il dirigente assume atteggiamenti leali e trasparenti»), deve essere rispettato. Lo stesso Codice chiarisce che «il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione». Quindi, se qualche preside tenesse discorsi di questa natura, l’usr di pertinenza potrebbe legittimamente intervenire. Ma non certamente ammonire la generalità dei dirigenti della regione!
Un intervento di tal genere, però, non avrebbe senso nei riguardi di chi esprimesse critiche, di carattere razionale e costruttivo, le quali anzi dovrebbero essere incoraggiate nell’ottica di una collaborazione fattiva,congruente,funzionale alla risoluzione di problemi.
Il fatto che, invece, non si distingua tra critiche di siffatta natura e “ offese “ all’Amministrazione comporta che si faccia «d’ogni erba un fascio» . La questione non è di poco conto, perché, oltre alla deontologia, coinvolge un certo modo,a nostro parere distorto, di concepire l’Amministrazione e il pubblico servizio, per non parlare poi delle libertà soggettive sancite dalla nostra Costituzione.
Come considerare ,infatti,l’intervento dei dirigenti ospedalieri lombardi che
hanno denunciato l’inadeguatezza del numero di mascherine a disposizione e
la mancanza di tamponi? Alto tradimento? Va da sé che alcuni interventi, anche
di critica, servono a formare l’opinione pubblica e, conseguentemente, a
creare legittime pressioni sul decisore politico.
In tal caso, non c’entra nulla il rispetto verso l’Amministrazione, a capo della
quale si alternano forze politiche diverse. Ciò che conta, sempre secondo il Codice,
è rispettare «la Costituzione, servendo la Nazione con disciplina ed onore
e conformando la propria condotta ai principi di buon andamento e imparzialità
dell’azione amministrativa». In altri termini, contano le istituzioni, per loro
natura durature.
Ma forse c’è qualcosa di più dietro a certi atteggiamenti censorii. Sabino Cassese, in molte occasioni, ha denunciato il meccanismo dello spoil system, che consente al politico di turno di scegliere i dirigenti apicali, aldilà del merito. Ciò non significa che non siano competenti, ma che i criteri di attribuzione di funzioni sono altri. Va da sé che quel tipo di lealtà, richiesta ad alcuni, poi si riversi nei gradini successivi, come quelle fontane rinascimentali, dove l’acqua che zampilla in alto scende su piatti concentrici di dimensione via via maggiore. Visto che oggi si parla molto di pubblica amministrazione, forse questo aspetto non è da sottovalutare.
C’è infine un’ultima questione da considerare ed è che talune critiche (non offese) si radicano in un principio fondamentale, che, con elegante sobrietà, ha trovato espressione nelle seguenti, incisive, parole: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (Art. 21, Costituzione della Repubblica Italiana).
(da RAS - Rassegna dell'Autonomia Scolastica)